Sono abituato ad adattare lo speach di questi incontri cercando riferimenti alla cucina di Stephen King. Pensando al nome del ristorante, in effetti la zucca non è citata come alimento ma è più genericamente legata alle festività di Halloween. Quale festa più americana per il più americano degli scrittori popolari? Eppure…
Durante un'intervista del 2005 con Conan O'Brien, King ha espresso apertamente il suo odio per la festa di Halloween: «Odio Halloween, detesto Halloween. Se potessi andare in un gulag ad Halloween, probabilmente lo farei. Noi [eravamo soliti] rimanere a casa, e migliaia di persone convergevano a casa nostra e noi distribuivamo caramelle e tutto il resto. Siamo arrivati al punto di pensare di portare delle macchine per la nebbia e di mettere delle lapidi finte e tutto il resto».
Stephen ha poi raccontato a Conan che l'impegno per Halloween è diventato eccessivo e molto faticoso: «Mi sono detto: "Aspetta un attimo, mi sto trasformando nel Babbo Natale di Halloween!". Babbo Natale non è reale e io lo sono, più o meno».
C’è anche da prendere in considerazione il fatto che forse è stanco della sua reputazione di scrittore horror, come mostra anche con la forte virata verso un paranormale più contenuto, negli ultimi anni.
Ritroviamo Helloween in Elevation, quando il protagonista Scott va al Consumer Value Store di Caste Rock - che ricordo essere la fittizia cittadina creata da King nella quale si svolgono numerosi dei suoi racconti e romanzi - a comprare dei dolcetti per la serata: I residenti del View non ricevono molte visite nella sera di Halloween, ce n’erano di più prima della caduta della Scala dei Suicidi (auto-citazione della Scatola dei Bottoni di Gwendy; è stata anche nominata ne l’Istituto) ma quello che i ragazzini non prenderanno, li mangerà lui: uno dei benefici della sua situazione (che ricordo è quella di perdere costantemente peso) è appunto di non preoccuparsi delle calorie ingerite. Darà alla ventina di ragazzini due mini candybar ognuno, tre per i costumi migliori.
Il MENU di questa sera ripropone tre piatti tratti dal mio saggio:
- Enchilladas con salsiccia (pag 69)
- Risotto con barbabietola (pag 80)
- Cheesecake (pag 87)
Dal comune spuntino pomeridiano al bisogno di aggregazione, il rito del cibo è presente e costante nei suoi libri, proprio perché atto naturale nella vita quotidiana, tanto che riesce a infilarlo anche nelle poche pagine di prefazione a Odio volare, quando racconta la sua esperienza di quasimorte guardando “tutta la spazzatura che riempiva il corridoio, dai sandwich all’insalata, al pezzo di cheesecake con la sua guarnitura alle fragole”, rosso che sembra far contrasto sul giallo delle maschere dell’ossigeno.